sabato 28 dicembre 2013

Nutella fatta in casa!

Oggi vi parlerò di un argomento un po' Off Topic ma che secondo me merita assolutamente di essere trattato!
Un po' di tempo fa ho visto questo video di Carlita Dolce in cui veniva mostrata la ricetta della sua Nutella fatta in casa: inutile dire che ne sono rimasta affascinata e ho subito convinto mamma a realizzarla.

E' semplice, veloce e economica ma soprattutto è fatta con ingredienti genuini senza conservanti, additivi, coloranti o ingredienti dannosi per la salute... in fin dei conti si può considerare un argomento attinente all'ecobio anche questo ;)

La ricetta per un bel barattolone è la seguente:

- cioccolato fondente 150gr
- nocciole 90gr
- zucchero 170gr
- burro 100gr
- latte 170gr

Spezzettate il cioccolato fondente e metterlo a sciogliere a bagnomaria.
Nel frattempo tritare il più finimente possibile le nocciole con lo zucchero in un minipimer.



A parte intiepidire il latte, buttarci il burro e farlo sciogliere.
Quando il cioccolato è completamente sciolto buttarci il latte e il burro sciolto e mescolare, tenendo ancora tutto a bagnomaria.


Piano piano aggiungere le nocciole tritate e mescolare con le fruste fino a che non si forma un composto omogeneo. Man mano che si raffredda si addensa.
Continuare a mescolare.
Infine travasare in un contenitore adatto.


La consistenza è divina ma soprattutto il sapore è sbalorditivo: secondo me è più buona della Nutella originale, senza contare il fatto che è mille volte più sana (ne è la dimostrazione il fatto che quando mangio la Nutella mi si riempie la faccia di brufoli mentre quando mangio questa no...). Non ci sono grassi idrogenati, grassi di derivazione animale, coloranti, conservanti, lavorazioni industriali.. è tutto genuino, facile da realizzare e economico!
Certo, rimane pur sempre un dolce calorico, ma volendo si possono fare alcune sostituzioni:

- al posto del latte si può utilizzare il latte di riso che è privo di colesterolo e di lattosio ed è meno grasso del latte di mucca;
- al posto del burro si può utilizzare il burro di soia che è molto meno grasso e privo di colesterolo rispetto al burro derivato dal latte di mucca.

Vi consiglio di provarla perché ne vale davvero la pena!https://www.facebook.com/ilmondoecobiodiSara

domenica 22 dicembre 2013

Tinta vegetale color nocciola della Khadì

Qualche tempo fa ho scritto un post in cui parlavo degli acquisti fatti su Ecco Verde in cui c'era anche la tinta vegetale color nocciola della Khadì.

Oggi, visto che avevo un po' di tempo, ho deciso di realizzarla, anche perché ero molto curiosa di sapere che risultato sarebbe uscito con i miei capelli scurissimi.

Dal momento che il mio taglio è corto, non ho utilizzato tutti e 100 gr della confezione ma ne ho messi solo 50, in realtà avrei potuto metterne 30 perché un po' ne è avanzata.
Quindi ho aggiunto un 5% di polvere di Amla pura della Khadì che, come riportato nella descrizione, è ricchissima di vitamina C per cui funziona da potente antiossidante contro i radicali liberi, combattendo la caduta dei capelli
Credo che presto realizzerò una maschera per il viso con l'Amla e uno scrub per favorire il rinnovamento cellulare della pelle del viso e per contrastarne l'invecchiamento!
Quindi ho aggiunto acqua precedentemente riscaldata a 50°C (è fondamentale che l'acqua non superi i 50°C perché questa polvere contiene Indigo e come tale non è compatibile con temperature più alte) fino ad ottenere una pasta omogenea, non troppo liquida, facilmente spalmabile.
Poi ho messo il ciotolino in una pentola in cui avevo fatto bollire dell'acqua in modo tale da mantenerlo al caldo.

Ora, la prima impressione non è stata il massimo perché la tinta puzza di erbe (soprattutto di spinaci!) e soprattutto è verde.. 

Mi sono lavata i capelli con lo shampoo e li ho avvolti con un panno caldo per mantenerli al caldo.
Per applicare la tinta mi sono fatta aiutare perché da sola mi sembrava difficile: bisogna spalmare la cremina stando attenti a prendere bene le ciocche e a non far cadere il prodotto (per proteggere la sedia e la felpa mi ero messa un asciugamano sulle spalle).
Dopo aver applicato il prodotto ho coperto la testa con della pellicola trasparente e avvolto il tutto con il telo, così da mantenere al caldo la tinta e favorire la penetrazione del colore.
Io ho un capello molto spesso e scuro per cui ho deciso di tenerla in posa per due ore.

Dopo la prima ora il colore ha cominciato a colare dai bordi della pellicola per cui è stato piuttosto noioso stare con mille fazzoletti a portata di mano per evitare di macchiare abiti, tovaglie e pavimenti.. per fortuna ho scoperto che si lava abbastanza bene, a differenza invece delle tinte che si trovano in commercio.
Finalmente, passate le due ore, sono corsa a lavarmi con lo shampoo. Ho sciacquato abbondantemente fino a che i capelli non erano perfettamente puliti. Poi ho asciugato e pulito le parti del viso che si erano macchiate.

Le impressioni finali sono più che positive: innanzitutto questa tinta, a differenza di quelle tradizionali, non è affatto aggressiva sulla pelle o sul capello perché contiene solo ed esclusivamente estratti vegetali. Il capello dopo la colorazione non risulta "plasticoso" come invece accade con le tinte tradizionali che contengono tantissimi siliconi, tutt'altro, risulta sano, forte, vigoroso, lucido, ristrutturato.. risulta, in poche parole, vero!
Il colore se ne va subito dal viso e soprattutto ho notato che copre tutti i capelli bianchi!

Questo è il risultato:

Come vedete i capelli sono spessi e lucidi. Il colore ovviamente non è nocciola però di sicuro ha rinvigorito il mio castano naturale.


Sulle punte, che avevo decolorato questa estate, la tinta ha dato dei riflessi castano-ramati che mi piacciono molto!

Il mio giudizio finale è più che positivo, diciamo che complessivamente questa tinta è promossa! Non so quanto durerà, solo il tempo me lo saprà dire :)

mercoledì 27 novembre 2013

Secondo passo verso lo spignatto: gli strumenti

Dopo avervi parlato qui di quali sono le materie prime di cui avete bisogno per cominciare a spignattare in casa, oggi vi voglio parlare di quali sono gli strumenti necessari.
Alcuni si trovano nei supermercati (come i vari ciotolini) oppure nei negozi di elettronica (come il minipimer), altri invece dovrete ordinarli su internet (per esempio su Amazon la bilancina e le cartine al tornasole).
L'importante è che non utilizziate gli stessi apparecchi che utilizzate per cucinare perché non è indicato dal punto di vista dell'igiene e della sicurezza: a volte infatti potrete lavorare con allergeni (per esempio le fragranze) e di certo non volete ritrovarvele nel piatto di pasta.. si parte sempre dal presupposto che è OBBLIGATORIO lavare gli strumenti ogni volta che li utilizzate, ma non si sa mai!


CIOTOLINI, CONTENITORI VARI E CUCCHIAINI
Innanzitutto avrete bisogno di ciotolini di varia capienza in cui lavorare le vostre materie prime: il mio consiglio è di evitare i ciotolini di plastica perché non reggono le alte temperature e per esperienza vi dico che non è affatto piacevole dover andare a buttare un'ora di lavoro perché il barattolino si è fuso mentre stavate sciogliendo le materie prime col calore.
Per cui prediligete i ciotolini di vetro (per esempio quelli della Frigoverre) oppure di ceramica: l'importante è che reggano le alte temperature.
La parete deve essere abbastanza spessa, per i motivi detti sopra.
Preferibilmente, devono avere dei manici perché altrimenti rischiate di bruciarvi quando dovete travasare il contenuto di un ciotolino in un altro e questo vi scivola via dalla presina perché ha le superfici completamente lisce (e per esperienza vi dico che rischiate anche che vi cada il contenuto sul piano di lavoro!).
Devono avere una discreta capienza: meglio se possono contenere più di 500gr così siete sicuri che se lavorate con medie quantità vi entra tutto.
Se sapete invece che già dovrete produrre un kg di shampoo, per esempio, vi consiglio di prendere una brocca dell'acqua (di quelle di vetro che si vedono nelle mense, per intenderci) da un litro così siete certi che avrete sufficiente spazio per mescolare le materie prime.
Un'altra cosa importante: se andate a produrre dei fluidi (shampoo, appunto, o anche un bagnoschiuma o una lozione) avete bisogno di contenitori con il becco che vi permetta di travasare con precisione e rapidità il vostro liquido senza dover perdere la testa con i cucchiaini e, soprattutto, con il ripulire i contenitori e il piano di lavoro a fine "imbottigliamento" (fidatevi, mi è successo tante volte e ogni volta mi sono arrabbiata per tutto il prodotto che andava sprecato al di fuori della bottiglietta!).
Infine, fate attenzione che i vostri ciotolini, o bottiglie, abbiano un diametro e un'altezza tali da poter entrare all'interno del microonde: so che questo consiglio non è molto ortodosso poiché in realtà dovremmo sciogliere le materie prime a bagnomaria, ma quando hai poco tempo e molti prodotti da realizzare è molto più comodo e veloce utilizzare il microonde (anche se questo metodo comporta un'attenzione maggiore da parte vostra perché rischiate che la roba si bruci oppure fuoriesca dal ciotolino).


In secondo luogo vi servono i contenitori in cui riporre i prodotti a fine lavorazione: ne trovate di tutti i tipi e di tutti i prezzi su internet (vi consiglio di guardare su Aromazone) per cui dovete soltanto sceglierli in base alle vostre preferenze.

Quindi avete bisogno di cucchiaini, anche in questo caso vi consiglio di scegliere un materiale che regga il calore, per quanto comunque ultimamente anche quelli di plastica (quelli da bambini, per esempio) non hanno problemi con le alte temperature. Devono avere un manico lungo in modo tale da poterli utilizzare anche nelle caraffe per acqua di cui parlavo prima.
Indispensabile è una spatola in silicone, tipo quella per glassare i dolci, che sia in grado di pulire tutta la superficie dei ciotolini in modo tale da ridurre il più possibile gli sprechi: vi accorgerete infatti che i cucchiaini restano sempre "sporchi" di materie prime per cui quando andate a travasare il vostro prodotto, sarà più la sostanza che rimane attaccata alle pareti del cucchiaino e del ciotolino di quella che invece riuscirete a imbottigliare! Con la spatola questo problema non si pone perché è fatta in modo tale da "catturare" il prodotto ottimamente.


BILANCINA
Dovete procurarvi una bilancina di precisione, meglio se riuscite a trovarne una che pesa fino a 1kg e soprattutto che percepisce non solo i decimi di grammo ma anche i centesimi.
Senza questo strumento andate da poche parti perché le comuni bilance da cucina non sono abbastanza sensibili per l'uso che ne dovete fare.
Ne trovate di buone (e di economiche) su Amazon.

MINIPIMER (o frullatore a immersione)
Un altro strumento fondamentale senza il quale non potrete realizzare emulsioni: vi accorgerete presto che per mescolare una crema spesso non è sufficiente l'utilizzo del cucchiaino, soprattutto quando unite la fase grassa e la fase acquosa. Affinché si realizzino emulsioni omogenee dovrete utilizzare un frullatore a immersione.

CARTINE AL TORNASOLE
Il pH di un cosmetico è un aspetto fondamentale che non potete assolutamente tralasciare. Su internet trovate dei pacchetti di cartine al tornasole economici che vi consiglio di acquistare, insieme ovviamente all'acido lattico per acidificare il pH e alla soluzione di soda caustica per innalzarlo.

Se, come me, avete la necessità di misurare il pH frequentemente (perché spignattate spesso), vi consiglio di fare un investimento e di comprare un pHmetro professionale digitale che vi fa risparmiare molto tempo ma soprattutto vi dà una precisione che le cartine non possono garantirvi.

TERMOMETRO
Su Amazon si trovano moltissimi termometri da cucina con un'alta sensibilità e un prezzo contenuto. Il termometro è molto importante per poter controllare la temperatura delle vostre fasi: perché un'emulsione venga bene è necessario che entrambi le fasi siano ad una temperatura superiore a 70°C.


CARTA ASSORBENTE e TOVAGLIA CERATA
Vi accorgerete presto che farete molta confusione quando spignattate ma soprattutto che sporcate molto: è bene avere a portata di mano fazzoletti e soprattutto è importante lavorare su una superficie che si possa pulire in fretta e che si asciughi subito, come una tovaglia cerata.


SPUGNE
Per evitare di utilizzare la stessa spugna che usate per lavare i piatti, vi consiglio di munirvi di spugne che adibirete solo ed esclusivamente alla pulizia dei vostri contenitori.

STANZA ASCIUTTA
Per conservare al meglio le materie prime, vi consiglio innanzitutto di chiuderle bene in contenitori a tenuta stagna (no, i vecchi barattoli del Philadelphia e della ricotta non vanno bene perché lasciano passare l'umidità, come ho imparato a mie spese!) e poi di riporle in una stanza in cui d'estate non ci siano più di 20°C e d'inverno meno di 17°C, ma soprattutto in cui l'umidità resti costantemente sotto il 70%, altrimenti rischiate che le materie prime si impacchino dovendole buttare.

CASSETTI, RACCOGLITORI, CLASSIFICATORI
Nei negozi con articoli per la casa, ma anche nei più economici Leroy Merlin e Ikea, troverete numerosi raccoglitori con cassetti di varie dimensioni: vi consiglio di acquistarne in modo tale da creare un mobiletto in cui riporre ordinatamente le materie prime, così da poterle tenere al riparo dall'umidità o da incidenti.



Detto questo vi auguro buono spignatto!
Alla prossima!
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sabato 16 novembre 2013

PEG e PARABENI: che cosa sono?

Ultimamente si è sentito molto parlare dei PEG e dei parabeni ma in realtà non sono state date molte informazioni precise al riguardo.
I parabeni, secondo l'opinione pubblica, sono cancerogeni ma non si sa il motivo né quale sia la loro funzione. D'altro canto i PEG si sa che esistono (o meglio, alcuni sanno che esistono) ma non si sa né a cosa servono né che cosa fanno.
Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.

I PEG
I PoliEtilenGlicoli, o PEG, sono dei composti che derivano dalla polimerizzazione dell’ossido di etilene: sono quindi dei polimeri che derivano dalla lavorazione del petrolio e quindi in quanto tali non sono affatto ecocompatibili, figuriamoci dermocompatibili.

Sono dei composti altamente inquinanti utilizzati sia come emulsionanti sia come tensioattivi nei: 
- —Pulitori spray per il forno 
- —Antigelo, in cui rappresentano l’ingrediente attivo. 

—Vengono ampiamente utilizzati nell’industria cosmetica come schiumogeni.

—Spesso la sigla PEG è accompagnata da un numero (PEG-2, PEG-30, PEG-400) il quale indica il numero di ossidi di etilene attaccati al composto di base. 
—Dal momento che l’ossido di etilene è CANCEROGENO, è preferibile un PEG con un numero basso (ad esempio PEG-2) di un PEG con un numero alto (ad esempio PEG-30). 

Personalmente io sarei per escludere categoricamente tutti i prodotti cosmetici contenenti tali sostanze.

—Non sono solo cancerogeni ma contribuiscono allo smantellamento della capacità della pelle di assorbire l'umidità e i nutrienti, lasciando il sistema immunitario vulnerabile
—Per queste ragioni non dovrebbero essere presenti nei cosmetici che contengono prodotti chimici o nocivi, i quali proprio grazie ai PEG avrebbero più facilità nell’attraversare le barriere naturali dell’epidermide. 

Nell’INCI sono indicati come: 
- —“PEG” 
- “-eth” seguito da un numero (per es. Ceteareth-30)

Immaginiamo quindi cosa possono fare questi PEG in compagnia di sostanze quali triclosan, cessori di formaldeide, BHA, BHT, -bromo...., trietalonamine (sostanze nitrosanti), considerate, appunto, CESSORI DI FORMALDEIDE!

I PARABENI
I parabeni, dalla contrazione di "estere para-idrossibenzoico", sono una classe di composti organici aromatici, esteri dell'acido 4-idrossibenzoico, utilizzati da oltre 50 anni come conservanti nell'industria cosmetica, farmaceutica e alimentare per le loro proprietà battericide e fungicide

Sono presenti anche sotto forma dei relativi sali in diverse formulazioni di cosmetici e farmaci sia per uso topico che parenterale. Alcuni parabeni trovano impiego come additivi alimentari.


I parabeni più comuni sono: 
- —metilparabene (methylparaben, E218),
- —etilparabene (ethylparaben, E214),
- —propilparabene (propylparaben, E216) e
—- butilparabene(butylparaben).

Parabeni meno diffusi sono
- —Isobutilparabene (isobutylparaben), 
—- isopropilparabene (isopropylparaben), 
—- benzilparabene (benzylparaben) e loro rispettivi sali.
Spesso si trovano in associazione con il phenoxyethanol, di cui ho parlato qui.
—Centinaia di studi hanno indagato sulla loro capacità di interferire con il sistema endocrino ottenendo diverse risposte, e comunque confermando che essi, e i loro principali metaboliti come l'acido p-idrossibenzoico stesso, possiedono attività interferente con il sistema ormonale
—Uno studio, tra i tanti, ha evidenziato la capacità dei parabeni di mimare debolmente il comportamento degli estrogeni, ormoni femminili, aventi un ruolo importante nella patogenesi del tumore al seno. In uno studio preliminare concentrazioni medie di 20 ng/g, nel tessuto, di parabeni sono state rilevate in campioni di tessuto malato.

Questi conservanti sono largamente utilizzati nei cosmetici per bambini...

Spero di avervi chiarito un po' le idee ma soprattutto mi auguro che ci leggerà queste informazioni venga dissuaso dall'acquistare e consumare prodotti che contengono tali sostanze!https://www.facebook.com/ilmondoecobiodiSara

lunedì 11 novembre 2013

Detersivo liquido per la lavatrice facile, economico e ecobio

L'altro giorno ho letto questa pagina in cui viene descritto un metodo per creare un detersivo liquido ecobio ed economico, così ho colto la palla al balzo e ho deciso di sperimentarlo.
La ricetta è questa: 
- mettete a scaldare 4 litri di acqua fino a farla bollire
- prendere un panetto di sapone di marsiglia da 300 grammi e riducetelo a scagliette
- dopo aver tolto l'acqua dal fuoco buttate il sapone nel pentolone e girate finché non sarà tutto sciolto
- infine aggiungere quattro cucchiai colmi di bicarbonato!




Dopo aver aspettato almeno 12 ore frullate col minipimer e il detersivo sarà pronto!

Vi consiglio di leggere con molta attenzione l'etichetta del sapone perché spesso non viene realizzato solo con materie prime vegetali: se riporta la scritta SODIUM TALLOWATE escludetelo immediatamente perché vuol dire che contiene gli scarti di lavorazione dei bovini. Per evitare questo inconveniente, è meglio comprare un sapone di Marsiglia per l'igiene personale perché, mentre per i saponi per gli indumenti la legge non obbliga i produttori a riportare l'INCI, le etichette dei saponi per l'igiene personale invece riportano, come ben sappiamo, ogni singolo ingrediente.. per cui occhio!

COME USARE QUESTO DETERGENTE
Basta metterne un paio di cucchiai diluiti nella vaschetta o direttamente nell'oblò. Volendo, per le macchie più ostinate, potete pretrattarle con del prodotto puro come fareste con un normale smacchiatore.. con la differenza che questo è totalmente ecobio!
Volendo potete aggiungere al composto qualche goccia di profumo naturale per profumare i vostri capi.

La prima lavatrice è stata un successone, sono proprio contenta di questa scoperta! Provatelo, non ve ne pentirete!!https://www.facebook.com/ilmondoecobiodiSara

mercoledì 30 ottobre 2013

Come si calcola la SAL di un detergente?

La SAL è la Sostanza Attiva Lavante di un detergente: questa sigla indica la concentrazione effettiva di un tensioattivo in un prodotto in percentuale.
La SAL varia a seconda del composto che dobbiamo realizzare:
- un detergente intimo deve avere una SAL < 10%
- uno shampoo deve avere una SAL compresa tra 10% e 15%
- un bagnodoccia (o docciaschiuma) deve avere una SAL compresa tra 18% e 20%
- un bagnoschiuma deve avere una SAL compresa tra 20% e 25%

Quando si formula un detergente, bisogna conoscere la SAL specifica di ogni tensioattivo che si va ad usare, in modo tale da calcolare la SAL finale del detergente. 
La SAL finale del detergente si calcola in questo modo:
(quantità in grammi del tensioattivo da utilizzare) x (SAL del tensioattivo)= SAL finale del detergente

Per fare ciò bisogna tenere a mente questa tabella con i valori di SAL dei tensioattivi più comuni:
- il Lauryl Glucoside ha una SAL del 50% circa
- il Sodium Lauroyl Sarcosinate ha una SAL del 29% circa
- lo SLES ha una SAL del 27% circa
- la Cocoamidopropyl Betaina ha una SAL del 37% circa
- il Caprylyl Capryl Glucoside ha una SAL del 62 % circa
(per maggiori dettagli guardare questa pagina)

Supponiamo che voglia realizzare un docciaschiuma con una SAL del 22%. 
Inizialmente voglio utilizzare solo il Sodium Lauroyl Sarcosinato (o Maprosyl 30, che ha una SAL del 29%) e ne voglio mettere un 25% (cioè 25 grammi di tensioattivo per 100 di prodotto finale): la SAL finale del detergente sarà


25(gr del tensioattivo) x 0,29(SAL del tensioattivo)= 7,25(SAL finale del detergente)

Mi accorgo che la SAL finale è troppo bassa (devo arrivare a 22%) quindi decido di aggiungere un altro tensioattivo e di aumentare la quantità del Sarcosinato al 30%.
Aggiungo quindi un 9% di Cocoamidopropyl Betaina (SAL 37%) e un 19,9% di Lauryl Glucoside (SAL 50%).
La SAL finale sarà così calcolata:

30 (gr sarcosinato) x 0,29 (SAL del sarcosinato) = 8,7
+
9 (gr Betaina) x 0,37 (SAL della betaina) = 3,33
+
19,9 (gr del Lauryl) x 0,50 (SAL del Lauryl) = 9,97

Sommando i valori di ciascuna SAL noto che la SAL finale è di 22%, proprio come volevo!

CONSIDERAZIONI
Come riportato sul Forum di Lola, a parità di SAL sarà più sgrassante il detergente con tensioattivi più aggressivi: sgrassa molto lo SLES, parecchio la Betaina, poco il Sarcosinato e ancor meno i glucosidi. Ciò significa che un detergente composto di sola acqua e SLES sarà più utile per lavare il pavimento, mentre un detergente con la stessa SAL ma composto di Sarcosinato e di glucosidi sarà molto meno aggressivo.
A parità di SAL, l'aggressività (cioè il potere irritante) cala più o meno in diretta proporzione con l'aumento del numero di tensioattivi: quasi sicuramente, più tensioattivi mettete, meno sarà aggressivo quel detergente. Ciò significa che un detergente composto di solo SLES e acqua sarà molto più aggressivo di un detergente con la stessa SAL ma composto di tre, quattro tensioattivi diversi.
La presenza di un certo tensioattivo aggressivo all'interno della formula non significa necessariamente che quel composto sia altrettanto aggressivo: dipende tutto da come è bilanciato quel tensioattivo. In generale, lo SLES è molto sgrassante, ma se "compensato" da una adeguata quantità di Beatina diventerà meno sgrassante.
La presenza all'interno del composto di addolcenti (come perlanti, surgrassanti, condizionanti o anche lucosidi) tendenzialmente tende a "addolcire" e rendere più delicato il detergente.

Spero che questo mio post vi sia utile nel caso in cui vogliate formulare un detergente in casa ;) 

lunedì 28 ottobre 2013

Finalmente è arrivato!

Finalmente è arrivato!
Sto parlando dell'ordine sul sito Ecco Verde

La mia amica Giulia ed io abbiamo fatto questo ordine qualche settimana fa e non vedevamo l'ora che arrivasse! 
Abbiamo preso tutti prodotti naturali che saranno messi alla prova e testati e, se ci lasceranno soddisfatte, divulgheremo la buona notizia in lungo e in largo perché la filosofia ecobio acquisti sempre più consenso! :D

Ma veniamo al pacco: abbiamo acquistato la BB Cream "Perfecteur de Teint" della So'Bio (qui questa estate avevo parlato di quella con texture leggera): 12,49€ per 30ml

 La consistenza è molto corposa ma per ora sembra che si spalmi bene. Come ho già scritto nel post, l'INCI è un trionfo di pallini verdi!
 Io ho preso la nuance più chiara che, come potete vedere, è davvero chiara!
Non vedo l'ora di provarla sul viso, vi farò sapere le impressioni (spero di innamorarmene così come è successo per quella con texture leggera!).

Io ho preso poi un ombretto della Alva: Alva Liquid Edition - Eye Shadow (potete anche vedere l'INCI, totalmente verde). Mi ha intrigato molto il fatto che fosse un ombretto glossy, già di per sé raro da trovare e ancora più raro se totalmente ecobio! Sono 9,99€ per 8ml di prodotto.
 Il colore è un bronzo chiaro, molto metallico, particolare.
 La consistenza è molto liquida.
Sebbene si asciughi subito ho comunque l'impressione che dovrò applicare sotto un primer per evitare che il colore vada nelle pieghette... vedremo.

Ho acquistato anche la polvere di Amla della Khadì (6,89€ per 150gr) e la tinta vegetale color nocciola della Khadì (6,89€ per 100gr) perché voglio sperimentare le tinte vegetali.

Non avendo mai provato le tinte vegetali non so cosa aspettarmi; di sicuro, dal momento che i miei capelli sono di un marrone molto molto molto scuro, non mi aspetto grandi risultati, ma è ancora presto per parlare.

Ho preso anche in kajal nero della Benecos (2,59€ per 1gr).


Il colore è molto intenso e la punta non troppo morbida: non vedo l'ora di testarne la durata!

Infine, ma non meno importante, ho preso il olio di cocco della Khadì (9,99€ per 250gr): 

E' semplicemente DIVINO! Finalmente ho trovato un olio di cocco che profuma davvero di cocco, a differenza di tutti gli altri provati finora! Inoltre, mentre l'olio di cocco di Vernile a temperatura ambiente è un blocco solido, questo è burroso, morbido, piacevole al tatto e in più si assorbe subito, cosa davvero straordinaria rispetto agli altri! Vale sicuramente tanto oro quanto pesa!

La mia amica invece ha preso la matita kajal della So'Bio Ethic numero 02:
 La matita per sopracciglia Benecos Eyebrow Designer colore 02 (2,99€ per 1,12gr):
 E il kajal della Benecos grigio (2,59€per 1gr):
Non vedo l'ora di testare questi bei prodotti tutti verdi!
Alla prossima!
https://www.facebook.com/ilmondoecobiodiSara

sabato 26 ottobre 2013

A proposito di ingredienti dannosi...

Stamattina una mia amica mi ha segnalato il link di un articolo in cui si parla dei possibili effetti tossici e dannosi del fenossietanolo e in cui se ne sconsiglia l'utilizzo (vale la pena leggerlo, capirete il perché). 
In questo articolo l'autore si limita a riportare la notizia della apparente tossicità di questo elemento senza né citare la fonte né riportare altri dati scientifici e/o chimici a valore di questa ipotesi. La conclusione è che sarebbe meglio evitare di acquistare e consumare cosmetici che contengano questo elemento, con una lista di alcuni prodotti contenenti tale conservanti e di altri che non lo contengono.
In chiosa, in fondo all'articolo, viene espresso l'invito di "privilegiare prodotti naturali privi non solo di phenoxyethanolo, ma anche di parabeni e petrolati, questi ultimi sostanze di bassissima qualità ottenute dal petrolio e che sono diffusissime in questi cosmetici."
 
Per essere un """articolo"""" (parola che metto tra mille virgolette perché, secondo il mio modesto parere, non merita tale appellativo) riportato in un sito frequentato sicuramente da moltissime donne in gravidanza e neomamme, è ricco di spauracchi e di notizie pseudo-scientifiche che, ne sono convinta, contribuiranno non poco a spaventare le fiduciose lettrici che, vedendo il sito in cui viene riportato e vedendo pure il nome strano e articolato di quel composto, gli attribuiranno di sicuro un certo valore e una certa rilevanza. Tali signore saranno portate ad acquistare prodotti non contenenti il fenossietanolo perché avranno letto questa mezza notizia per cui è dannoso per i loro bimbi, e così, sicure di non aver arrecato alcun danno ai loro figli, non si domanderanno neanche per un momento se non esistano sostanze ben più pericolose e nocive del fenossietanolo (e per favore, possiamo scriverlo anche in lingua italiana!). 

Ho voluto quindi, per curiosità, approfondire meglio l'argomento e ho cercato notizie riguardo questo conservante. Ammetto che fosse la prima volta di cui ne sentivo parlare per cui, per dovere morale, ho deciso di colmare le mie lacune.
Ed ecco che cosa ho trovato.

Su questo sito c'è scritto che è un "etere aromatico del glicole etilenico", che "si presenta come un liquido viscoso, trasparente e con debole odore di rosa", che "è solubile sia in acqua che in olio e stabile in assenza di acido cloridrico e forti ossidanti. Il Phenoxyethanol possiede una significativa attività antimicrobica ad ampio spettro. La molecola si lega alla parete dei batteri, bloccando funzioni vitali per la cellula batterica, impedendone la riproduzione e provocandone la morte. È efficace contro batteri gram + e gram -, lieviti e muffe". Innanzitutto quindi abbiamo appreso qualche notizia scientifica in più che in quel sito non era minimamente nominata (cosa che rende, a mio avviso, quell'articolo valido come i soldi del Monopoli); sappiamo quindi la sua origine, sappiamo come si presenta, quali sono le sue caratteristiche e anche perché viene utilizzato nei cosmetici. Finora non c'è nessuna notizia allarmante. La descrizione quindi continua così: "Il Phenoxyethanol è impiegato in ambito cosmetico come conservante, al fine di preservare i prodotti dalla contaminazione microbica. Viene generalmente utilizzato in concentrazioni comprese tra 0,5% e 0,8% e ne è consentito l’uso nei cosmetici fino a una concentrazione massima dell’1%." 
Quindi il fenossietanolo DI PER SE' non è affatto dannoso, il suo utilizzo è consentito dalla legge; casomai, il fenossietanolo è pericoloso perché "si trova spesso in associazione con i parabeni, in quanto costituisce un ottimo solvente per tali molecole e con essi agisce in sinergia nello svolgere l’azione preservante. Nel campo della profumeria il Phenoxyethanol viene impiegato anche come fissativo, grazie alla capacità di stabilizzare le fragranze e di ridurre la velocità di evaporazione del profumo. Il Cosmetic Ingredient Review (CIR) Expert Panel ha recentemente revisionato questo ingrediente, concludendo che può essere considerato sicuro per l’uso cosmetico alle concentrazioni consentite.
Per cui NON E' tanto il fenossietanolo ad essere nocivo, perché alle concentrazioni consentite è stato valutato sicuro, quanto la sua associazione con i PARABENI
Tutto il contrario rispetto a quanto viene sostenuto in quello pseudo-articolo.

Su questo sito invece ho scoperto che il fenossietanolo altro non è che uno dei costituenti del Phenonip, uno dei conservanti maggiormente utilizzati dagli spignattatori. Personalmente però non amo utilizzare il Phenonip perché contiene parabeni. Contiene inoltre glicole propilenico che, a differenza del glicole polietilenico (cioè i PEG), non è tossico per l'uomo. 

Continuando la lettura di quell'articolo, ho notato con mia crescente e viva curiosità che nella lista dei "buoni" erano riportate alcune creme per bebè di due marche non famose per il loro interesse verso l'ecobio: la Nivea e la Johnson.
Accantonando per un attimo i miei pregiudizi nei confronti di queste case cosmetiche, sono andata a controllare l'INCI di tali prodotti speranzosa di trovare finalmente qualcosa che "redimesse" tali aziende, ma ciò che ho scoperto mi ha fatto inorridire.
Di questa lista si salvano soltanto la Weleda e la Admiranda perché sulle altre possiamo stendere un velo pietoso.

Questo è l'INCI della Pasta di Hoffman Sella:
E come potete vedere c'è un bellissimo Petrolatum che troneggia in quarta posizione.

Questo è l'INCI della Nivea Baby Pasta Protettiva:
La cosa sbalorditiva è che troviamo l'acqua solo a metà lista, quindi vuol dire che c'è più Paraffina che acqua (al primo posto la cera microcristallina fa semplicemente rabbrividire). E indovinate un po'? Potete vedere che al quartultimo posto c'è il FENOSSIETANOLO.
Cioè nella lista, secondo quell'articolo, di prodotti non contenenti fenossietanolo, c'è una crema contenente fenossietanolo.

Questo è l'INCI della Aveeno Baby Barrier:
Ho sottolineato le sostanze rosse nel biodizionario. Noterete la presenza di parabeni, EDTA e, ancora una volta, il fenossietanolo....................

Questo è l'INCI della A-Derma Eryase Crema:
Contiene Paraffina, Petrolato e varie sostanze di sintesi quali PEG e copolimeri.

Questo è l'INCI della Penaten Pasta Protettiva:
In prima posizione troviamo Petrolato, prima ancora dell'acqua, e poi Paraffina, Lanolina...

Dulcis in fundo, una chicca per voi: l'INCI della Johnson's Pediatric Oil Protection:
Credo non ci sia bisogno di commentare perché quel Paraffinum Liquidum in prima posizione si commenta da sé.

In conclusione, quando leggete un articolo o un post, prima di farvi prendere dal panico per le presunte caratteristiche nocive di un prodotto o di un ingrediente, informatevi bene. Il web è ricco di siti attendibili in cui poter approfondire questi argomenti. Io stessa, prima di scrivere questo post, ho voluto verificare la veridicità di quanto riportato su quell'articolo e non mi vergogno di dire che molti dettagli li ho scoperti proprio informandomi per scrivere queste parole.
Prima quindi di "fare la guerra" ad un ingrediente infomatevi, leggetevi i dati scientifici e le normative europee. Secondo il mio punto di vista, poi, ci sono composti ben più temibili di un conservante, come i derivati del petrolio e i siliconi.

E' tempo di acquisire consapevolezza!

Alla prossima!
https://www.facebook.com/ilmondoecobiodiSara


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mercoledì 16 ottobre 2013

Miti e leggende riguardo l'alcol nei cosmetici

Nella cosmesi ecobio trova largo impiego l' alcol Buongusto, ossia l'etanolo. 
Molte persone non vedono di buon occhio l'utilizzo di alcol nei cosmetici perché credono sia irritante e dannoso per la pelle, di conseguenza tendono ad evitare prodotti contenenti questo elemento. Tuttavia, secondo me, è necessario fare un po' di chiarezza sull'argomento perché l'alcol è tutt'altro che irritante, se utilizzato alle giuste percentuali.

Innanzitutto, c'è differenza tra alcool etilico ed alcool denaturato:
 - l' Alcool Etilico di colore trasparente è la denominazione dell'alcool puro usato per usi alimentari, venduto ad un volume del 95%. L'alcool alimentare è soggetto ad una forte tassazione per limitarne l'abuso;
- l'alcol etilico può essere anche denaturato: la denaturazione è un processo chimico grazie al quale l’alcol etilico, commestibile, viene reso imbevibile; in questo caso l'alcool denaturato viene utilizzato per altri scopi (industriali, di pulizia, detergenza, ecc. ). Se la tariffa degli alcolici da banco valesse anche per l’alcol usato per altri scopi, le industrie dovrebbero affrontare dei costi di produzione insostenibili. Ottengono invece una esenzione fiscale purché rendano appunto l’alcol imbevibile, denaturandolo.
L' Alcool Denaturato per uso Sanitario è colorato per la presenza di un colorante Reactive Red 24 (di colore Rosso) e di sostanze che lo rendondo di sapore sgradevole ed è venduto ad un volume del 96%.


L'alcool etilico alimentare in commercio è il prodotto della fermentazione di zuccheri ad opera di una famiglia di lieviti denominati saccaromiceti. Questi, in presenza di una fonte di zucchero, ossigeno ed acqua fermentano producendo alcol e anidride carbonica.
A seconda dell’origine degli zuccheri si otterrà un prodotto con caratteristiche organolettiche ed aromatiche lievemente diverse. Le principali fonti di carboidrati per la produzione di alcol sono i cereali (grano e mais), la barbabietola, e le patate.

L'ALCOL E' DANNOSO PER LA PELLE?
Qualche tempo fa si è diffusa la notizia secondo cui l'alcol nei deodoranti creava irritazione per cui molte persone hanno smesso di acquistare prodotti contenenti etanolo. 
In realtà, soluzioni alcoliche sono da sempre utilizzate per disinfettare la pelle, per fare frizioni ecc.. Lo stesso colluttorio, ad esempio, contiene una percentuale di alcol che serve a disinfettare il cavo orale, eppure, dopo un prolungato uso, la mucosa orale non ne risulta danneggiata. Non esistono in letteratura casi in cui l'alcol, perfino a concentrazioni elevate, abbia causato irritazioni.

E' vero che l'alcol puro a concentrazioni maggiori del 70% ha azione irritante su mucose e occhi, per esempio sulla pelle ha azione sgrassante perciò un contatto prolungato può seccare la pelle e causare dermatiti.
Tuttavia, queste percentuali sono molto elevate, per cui da qui a dire che l'alcol in ogni caso crea irritazione, c'è molta differenza.

Un cosmetico che contiene un 20% di etanolo, per esempio una lozione, non causa irritazione, è molto più probabile che siano i conservanti sintetici a causare danni alla pelle. Comunque è necessario aggiungere sostanze idratanti come oli vegetali per "tamponare" l'effetto disidratante dell'alcol, soprattutto se questo è presente in percentuali maggiori del 10%.

L'alcol nei cosmetici viene utilizzato principalmente per tre motivi: è un ottimo emulsionante, permette di conservare il cosmetico e infine, ma non meno importante, permette di apportare al prodotto i principi attivi idrosolubili delle piante. 
Mentre i principi liposolubili sono facilmente apportabili tramite gli oleoliti, quelli idrosolubili si possono aggiungere in maniera naturale solo con l'alcol. Spesso le marche famose utilizzano il glicole propilenico che è un derivato petrolchimico e quindi è ancora peggio dell'alcol!
I cosmetici contenenti acqua, inoltre, hanno bisogno di un conservante per poter durare nel tempo: secondo una vasta parte di spignattatori, il miglior conservante naturale è proprio l'alcol, nonché il più tollerato. Già a una percentuale del 7% conserva benissimo gran parte dei cosmetici. E' di gran lunga preferibile ai comunissimi parabeni, come conservante.
Infine, nelle preparazioni a freddo come i gel, aggiunto in fase B in percentuali variabili tra 1 e 3% ha una buona azione emulsionante. 

N.B.:
L'alcol è altamente infiammabile per cui va aggiunto in fase C a freddo e NON VA ASSOLUTAMENTE RISCALDATO, questo è fondamentale! 
La percentuale consigliata come conservante è del 7%, opportunamente calibrata da una buona dose di grassi per tamponare l'effetto disidratante. 
Negli shampoo e nei bagnoschiuma non è il conservante ideale (c'è una lunga discussione sul Forum di Lola), tuttavia è utilizzato da diverse marche (tipo Fitocose e Weleda) nelle creme.
E' sconsigliato l'uso in preparazioni per pelli molto secche, irritate e fragili.
Infine, se ne sconsiglia l'uso in preparazioni per il contorno occhi e per le parti intime.

giovedì 10 ottobre 2013

Mille e uno usi del burro di karitè

Il burro di karitè si ricava dalle noci di una pianta africana, la vitellaria paradoxa, ed è spesso un ingrediente essenziale nelle creme di bellezza: negli INCI lo trovate sotto il nome di butyrospermum parkii. Il burro di karitè al naturale è solido, da sciogliere a contatto col calore delle mani, di colore verdastro o giallognolo, dal profumo debole e dolciastro.


E' reperibile nelle erboristerie anche se non molto facilmente e a prezzo maggiore rispetto a quello che potete trovare su internet.
E' venduto a buon prezzo da Farmacia Vernile (50 gr 3€) anche se la qualità non è delle migliori, difatti si presenta bianco invece del naturale colore giallognolo; lo vende anche Dadalindo ad un prezzo migliore (100 gr 3,9€). Di ottima qualità è il burro di karitè della Akamuti, anche se è leggermente più caro ne vale assolutamente la pena (50gr 6,50€). 

PROPRIETA'
Il burro di karitè ha funzione di balsamo per massaggi contro i reumatismi, gli indolenzimenti, le bruciature, gli eritemi solari, le ulcerazioni e le irritazioni della pelle. Le donne africane lo utilizzano come protettivo contro l'azione del sole, del vento e della salsedine.
Nella moderna dermatologia gli sono riconosciute proprietà cicatrizzanti, emollienti, antismagliature, antirughe, elasticizzanti, idratanti, antiossidanti, lenitive e riepitelizzanti, filmanti e protettive; ma la caratteristica esclusiva del burro di Karitè, il segreto che lo rende davvero unico, è l'altissimo contenuto di insaponificabili (dal 12 per cento al 18 per cento), sostanze indispensabili e fondamentali per il mantenimento della naturale elasticità della pelle.
Il suo uso è consigliato, ad esempio, per le donne in gravidanza, perché previene la formazione di smagliature sia sull'addome che sul seno; per la pelle delicata e sensibile del neonato, contro l'arrossamento dovuto al contatto col pannolino. 
Il burro di Karitè protegge la pelle dall'azione aggressiva del gelo durante la stagione fredda e previene arrossamenti e screpolature dovute al sole, al freddo e al vento. 
Valido rimedio contro irritazioni ed eritemi causate dai raggi solari, rallenta l'invecchiamento cutaneo, attenua le rughe restituendo alle pelli non più giovani una straordinaria elasticità e compattezza
Adatto anche alle pelli con "couperose", possiede un elevato grado di assorbimento, può essere spalmato sulla pelle del viso e del corpo senza lasciare alcuna traccia. Bastano alcuni impacchi per ridonare forza e vitalità anche ai capelli più sfruttati. E ancora, ammorbidisce le callosità sia delle mani che dei piedi e anche per le irritazioni del rasoio, sia come impacco emolliente prebarba, che come efficace lenitivo e idratante dopobarba, è di grande aiuto. 
Per le sue proprietà antisettiche è ottimo per le dermatiti, le ulcere, la psoriasi e gli eczemi. 
Per i capelli sfibrati ha un'azione riparatrice. Usato come crema per le mani rende la pelle morbida e rinforza le unghie fragili.


COME UTILIZZARE IL BURRO DI KARITE'
Come tutti gli oli e i burri vegetali, il burro di karité deve essere applicato sulla pelle bagnata per svolgere la sua profonda azione idratante e nutriente:
- come struccante, applicarlo sul viso e massaggiare, quindi lavarlo via con un detergente delicato;
- sulle scottature, arrossamenti, depilazione, eczemi e dermatiti applicare una piccola quantità (ovviamente la pelle, come detto sopra, deve essere bagnata) e massaggiarla fino a completo assorbimento;
- come maschera idratante per capelli danneggiati, applicare sulle punte umide e avvolgere i capelli con un panno caldo, quindi lasciare in posa qualche ora e lavare via;
- come scrub viso per pelli delicate, mescolare un cucchiaino di burro di karité unito a un cucchiaino di miele e uno di zucchero di canna e massaggiare delicatamente sul viso umido, quindi sciacquare via;
- come styling, può essere utilizzato sui capelli bagnati al posto della schiuma (soprattutto se i capelli sono ricci e stressati) prima di asciugarli sul phon.

Il burro di karité è estremamente idratante e trova uso in innumerevoli composti; poiché non è termolabile, può essere aggiunto in fase B nella preparazione delle creme, rendendole corpose e nutrienti. 

Voi avete mai utilizzato il burro di karitè? Se sì, fatemi sapere come vi siete trovati!

sabato 5 ottobre 2013

Come si formula una crema?

Una crema è un'emulsione tra acqua e grassi, i quali senza un emulsionante non si unirebbero mai. I costituenti irrinunciabili per una crema quindi sono:
- acqua
- olio
- emulsionante.

Le emulsioni sono sistemi bifasici termodinamicamente instabili, costituiti da almeno due liquidi non miscibili, dei quali uno è disperso nell’altro sotto forma di goccioline o globuli.
Dal punto di vista chimico-fisico, le emulsioni sono delle formulazioni complesse e si ottengono fornendo energia tramite agitazione e calore per vincere la tensione interfacciale tra le due componenti. Attraverso questo processo si ottengono minuscole gocce di un liquido nell'altro: l'emulsionante si pone all'interfaccia e rende stabili le emulsioni opponendosi alla forza che andrebbe a separare i componenti.

Per ottenere una crema simile a quella che troviamo in commercio (ma senza schifezze ovviamente) dobbiamo utilizzare anche un addensante, per esempio la gomma xantana, e una serie di attivi specifici per il tipo di crema che vogliamo ottenere, per esempio l'allantoina per una crema per pelli delicate, il dry flo per un effetto opacizzante, il Q10 per una crema antiage e via dicendo.
Le prime volte che realizzate una crema vi consiglio di partire da ricette già convalidate da spignattatori più esperti per evitare di fare danni, ma una volta che avrete preso dimestichezza con le materie prime potrete lanciarvi nell'impresa: realizzare una crema con le proprie mani per la prima volta vi darà una gioia indescrivibile :)

Innanzitutto la quantità convenzionale di crema cui si riferisce ogni ricetta è 100 gr, per ovvi motivi di semplicità di calcolo. La quantità finale 100 corrisponde al totale di acqua a cui dobbiamo sottrarre tutti i componenti che andremo ad aggiungere.
Per esempio: decido di mettere 20 gr di grassi, quindi farò 100 - 20; poi decido di mettere 5 gr di emulsionante, quindi farò 100 - 20 - 5; poi metto 2 gr di gel d'aloe vera, quindi farò 100 - 20 - 5 - 2 e così via. Ogni nuovo componente che aggiungete deve essere sottratto al 100 totale. Il risultato finale delle vostre sottrazioni sarà quindi la quantità d'acqua da mettere alla crema.
Per cominciare quindi dovete stilare una lista di ingredienti, scegliere la quantità e sottrarle a 100 per stabilire quanta acqua mettere: per convenzione, in ogni ricetta l'acqua è riportata come "acqua a 100", proprio a dire che la sua quantità dipende dalla quantità degli altri componenti.

Per preparare una crema si utilizza uno schema fisso che comprende tre fasi: fase A, fase B, fase C.

FASE A: anche detta fase acquosa, è la fase in cui si inserisce l'acqua (oppure un idrolato o un infuso), un addensante (come la gomma xantana per esempio) e la glicerina in cui disperdere l'addensante. Scegliete ingredienti che sopportino alte temperature, come appunto la gomma xantana e la glicerina, perché questa fase andrà scaldata, se scegliete di fare un'emulsione a caldo.
Una volta messi tutti i componenti in un contenitore, frullate col minipimer e vedrete che si formerà un gel più o meno denso. 

FASE B: anche detta fase grassa, è la fase dei grassi e degli emulsionanti. In questa fase rientrano quasi tutti gli oli vegetali e di sintesi, i burri, le cere e gli emulsionanti.
In questa fase devono essere aggiunti solo componenti non termolabili, ossia quelle sostanze che non si degradano con il calore perché, affinché avvenga l'emulsione, andremo a scaldare questa fase e poi ad unirla con la prima.
Ma procediamo con ordine. I grassi non vengono aggiunti a caso, anche in questa circostanza si utilizza una schema ben preciso chiamato cascata dei grassi: innanzitutto va scelta la percentuale di grassi, quindi i tipi di grassi, poi vanno aggiunti in un contenitore A PARTE rispetto a quello della fase acquosa e riscaldati.
Le percentuali di grassi a cui ottenersi per una crema viso sono:
- 15% per pelli secche
- 10% per pelli normali/miste
- 5-8% per pelli grasse
Per una crema corpo:
- 10-15% per pelli grasse
- 20% per pelli normali
- 20-25% molto emollienti e idratanti, per pelli molto secche
Una volta scelta la percentuale di grassi, bisogna scegliere che tipo di grassi utilizzare.
Affinché avvenga la cascata dei grassi è necessario utilizzare: un olio leggerissimo, un olio leggero, un olio medio, un olio pesante, un burro e una cera. Questi componenti devono essere sempre presenti affinché la crema venga di buona qualità.
Per quanto riguarda la distinzione in oli leggeri e oli medi vi rimando a questo utilissimo link che dovrete tenere sempre a mente; per comodità, vi dico quelli che utilizzo io più frequentemente:
- come olio leggerissimo il dicaprilyl ether
- come olio leggero l'olio di jojoba o il cetiol sensoft
- come olio medio l'olio di argan
- come olio pesante l'olio di avocado
- come burro il burro di karité
- come cera l'alcol cetilico, sebbene questo sia anche l'emulsionante
Per scegliere il tipo di olio è necessario inoltre tenere a mente la lista degli oli termolabili e non, perché, come ho già detto, questa fase andrà scaldata.
In generale ricordate che l'olio di argan, di jojoba, di avocado, caprilico, di girasole, di riso e di nocciola NON sono termolabili, cioè potete aggiungerli in una fase che andrà scaldata; invece, l'olio di carota, di mandorle dolci, di lino, di ribes nero e di rosa mosqueta SONO termolabili e quindi non potrete utilizzarli a caldo.
Il tocoferolo, infine, non è termolabile. 
Quindi, una volta scelti accuratamente gli oli, dovrete stare attenti al tipo di crema che vorrete realizzare: per esempio, una crema per pelli grasse dovrà contenere una maggiore quantità di oli leggeri, invece una crema per pelli secche una più alta percentuale di oli pesanti e di burri. Comunque vale sempre la regola che affinché avvenga la cascata di grassi, gli oli leggeri di solito sono al primo posto per quanto riguarda la quantità, per cui, di solito, avremo, per esempio, 6gr di dycaprilyl ether, 5 di jojoba, 4 di argan, 3 di avocado, 2 di burro di karitè e così via. Ciò su cui potete agire è decidere quanto burro di karité mettere: non lo userei più dello 0,5% per una crema per pelli grasse, ma potrei usarlo anche al 2% in una crema per pelli secche. 
Quindi, munitevi di un contenitore che potrete riscaldare (per esempio un ciotolino di vetro o di ceramica), aggiungete tutti gli ingredienti e scaldate (a bagnomaria o anche in microonde, come faccio io) finché tutti i componenti non si saranno sciolti (NON fate bollire il burro di karité). 
Nel frattempo scaldate pure la fase A.
Quando entrambe le fasi sono calde, versate la fase B nella fase A a poco a poco e mescolate: è importante che siano calde altrimenti l'emulsione non avverrà! Mescolate col minipimer e rimarrete piacevolmente sorpresi.... :)

FASE C: questa è la fase a freddo, ossia quella fase che andrà aggiunta solo quando la precedente sarà completamente fredda. Questa è la fase degli attivi (vitamina C, gel d'aloe vera, gel di acido ialuronico, Q10, allantoina, dry flo, pantenolo...), degli oli essenziali e degli oli termolabili (per esempio l'olio di mandorle dolci è molto idratante per cui è consigliato nelle creme per pelli secche, invece nelle creme per pelli miste si utilizza l'olio di ribes nero). In questa fase si aggiunge anche il conservante. 
Una volta che la fase precedente si sarà raffreddata, aggiungete questa, mescolate e quindi misurate il pH e portatelo a 5,5 con la soluzione di soda (nel caso in cui il pH sia acido) o con l'acido lattico (nel caso in cui il pH sia troppo basico). 

E finalmente eccovi un esempio di una mia crema per pelli miste realizzata seguendo questo schema:

FASE A
Acqua 78,1
Glicerina 2
Xantana 0,4

FASE B
Cetiol sensoft 3
olio di jojoba 2
olio di argan 1,5
olio di avocado 1
burro di karité 0,5
alcol cetilico 1
metilglucosio sesquistearato 3
tocoferolo 1
dry flo 0,5

FASE C
gel d'aloe vera 2
pantenolo 1
gel di acido ialuronico 1
oe tea tree 4 gocce
oe rosmarino 4 focce
olio di ribes nero 1
cosgard 0,6


E voi avete mai provato a realizzare una crema? Vi è riuscita l'emulsione? Fatemi sapere con un commento!
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