giovedì 5 giugno 2014

Le speculazioni dietro le certificazioni cosmetiche

Circa un anno fa (o forse due?) su un gruppo Facebook di promozione di cosmetici Cruelty Free (ossia prodotti da aziende che non testano i cosmetici finiti sugli animali) mi scontrai duramente con un paio di ragazze vegane-animaliste-integraliste circa la valenza o meno della certificazione LAV (il famoso Leaping Bunny o coniglietto saltellante). Ciò che più mi colpì in quella situazione fu il cieco accanimento con cui queste ragazze mi si scagliarono contro, quasi arrivando ad offendermi, semplicemente perché io difendevo certe aziende piuttosto che altre.

La questione era che io sostenevo che aziende come KikoNeve Cosmetics e Fitocose (vi invito a cliccare sui link per leggere ciò che viene riportato sui loro siti ufficiali), sebbene prive del marchio Leaping Bunny, fossero da considerare Cruelty Free in virtù del fatto che sul loro website veniva (e viene tutt'ora) riportata esplicitamente una specifica postilla nella quale è scritto che queste aziende condannano in maniera definitiva l'utilizzo di animali come "cavie" per testare i prodotti finiti, a differenza di quanto invece continuano a fare grandi brand come L'Oreal, Garnier, Maybelline (che io evito come la peste nera). Io semplicemente dicevo che poiché sul loro sito è riportato un fatto del genere la loro immagine verrebbe irrimediabilmente compromessa se dichiarassero il falso per cui sono aziende, secondo il mio modesto parere, di cui potersi fidare. Inoltre sostenevo che probabilmente se non avevano aderito ancora agli standard LAV era solo perché economicamente era una spesa insostenibile per loro (e non lo sapevo ma c'ero andata davvero vicina, come vi dirò tra poco!).


Apriti cielo, spalancati terra!

Nacque una polemica astiosa e puramente sterile che si può concludere così: tu (Sara) sei una deficiente perché non sai che i soli unici prodotti considerabili Cruelty Free sono quelli riportati nelle liste ufficiali della LAV; tutto il resto è, passatemi il termine, cacca.
Venni infamata, me ne furono dette di tutti i colori e quindi lasciai il gruppo e tanti cari saluti, ognuno per la sua strada. 


Da allora è passato un po' di tempo, la normativa in merito ai test cosmetici sugli animali è cambiata (legge del 2013) e io ho avuto modo di farmi un'idea ben precisa al riguardo.

Innanzitutto ci terrei a precisare che non ho niente contro i vegani (ci mancherebbe altro, io sono vegetariana e amo gli animali!) ma mi stanno parecchio sulle scatole i fondamentalisti-integralisti che si sono bevuti il cervello leggendo tre o quattro false notizie sul web. A quelle care ragazze che ai tempi mi infamavano vorrei chiedere (ahimè, come vorrei!) se utilizzano assorbenti della Lines, se utilizzano i prodotti della P&G (Palmolive, Johnson&Johnson, Viakal, Gilette, Oral B, Kraft e via dicendo), se bevono la Coca Cola e se mangiano prodotti della Nestlé perché se facessero tutto ciò sarebbero delle incredibili ipocrite da quattro soldi che stanno attente a non usare make up testato su animali ma non si preoccupano di tutto il resto (e badate bene che le aziende che ho citato sono tra le più grandi e spietate multinazionali senza cuore che esistano sulla terra e fanno cose ben peggiori che testare cosmetici sugli animali....). E magari utilizzano pure prodotti di Bottega Verde che, pur avendo la certificazione LAV, produce cosmetici che di verde hanno ben poco dato che sono pieni di sostanze inquinanti tutt'altro che biodegradabili (ma a loro interessano solo gli animali, chissenefrega dell'ambiente!).
Ma per loro va bene, purché abbiano il Leaping Bunny.

Ciò che vorrei sottolineare è che esistono tantissime persone che si lasciano trasportare dalla corrente della disinformazione senza ragionare con la propria testa.

Innanzitutto, secondo la nuova normativa europea del marzo 2013 nessuna azienda può testare il prodotto finito sugli animali; per quanto riguarda invece le singole materie prime, esse sono sempre state testate (a partire dalle molecole più piccole fino all'ingrediente in toto) sugli animali, a prescindere dalla certificazione LAV perché questo è ciò che esige il protocollo scientifico. In teoria quindi tali rinomate certificazioni non avrebbero senso di esistere perché la normativa impone che il prodotto finito non venga testato sugli animali; allo stesso tempo però NON esistono cosmetici al 100% Cruelty Free perché in qualche modo, in qualche tappa del processo produttivo, in qualche minima parte sono stati testati sugli animali, necessariamente.

Veniamo al dunque: sono capitata sul sito della ICEA (Istituto Certificazione Etica Ambientale) che in Italia è considerata l'azienda più importante in materia di certificazione, come dice il nome stesso, per i prodotti biologici nonché cruelty free (tanto che fino a poco tempo fa la LAV stessa si appoggiava all'ICEA per le certificazioni in merito ai test sugli animali). Qualsiasi azienda che voglia far certificare i propri cosmetici ottenendo quindi di poter porre sull'etichetta il bollino del coniglietto saltellante e dell'ICEA stessa (che indica quindi che il cosmetico non è stato testato sugli animali e che inoltre contiene ingredienti di origine naturale, biologici e biodegradabili) si deve rivolgere a questo ente e seguire una serie di procedure specifiche.
All'interno del loro sito web infatti potete trovare una pagina, questa, che vi invito a leggere, in cui si trovano tutti i documenti necessari per richiedere le specifiche certificazioni, con tanto di appositi tariffari.

Se avete tempo e voglia vi suggerisco caldamente di guardare i file PDF relativi agli sborsi economici che ogni azienda deve effettuare se vuole questo maledetto coniglietto sui propri prodotti, altrimenti vi dico semplicemente che si tratta di cifre astronomiche, cifre che non pensavo affatto potessero essere così alte. Sono veramente veramente tanti soldi, roba da matti. Sono rimasta scioccata, allibita.
Altro che Etica, qui regna sovrano il dio quattrino!

Ancora una volta dietro tali certificazioni ci sono solamente speculazioni volte ad arricchire alcuni in nome di un mercato, quello del cruelty free, che va espandendosi perché, ahimé, sempre più persone si affidano esclusivamente a quel bollino credendo di fare chissà quale bene per l'ambiente, per il mondo, per la propria coscienza. In realtà finanzia solamente uno specifico mercato, appunto.
Viene comprato l'utilizzo di questo marchio, ma siamo sicuri che come consumatori possiamo fidarci di questo sistema? Perché spesso dietro ai soldi di chiarezza e trasparenza ce ne sono poche... ovviamente sono sempre in tempo a ricredermi.


Certe aziende semplicemente non hanno un fatturato tale da potersi permettere di sborsare queste cifre, oppure hanno deciso razionalmente di boicottare questo sistema (cosa che se fossi a capo di un'azienda farei ben volentieri). Il che significa che purtroppo chiudono il proprio mercato di vendita a tutti quei vegani-integralisti-fondamentalisti che comprano solo ciò che ha quel bollino. 

Esistono fortunatamente molte altre certificazioni analoghe (come la Ecocert o la Naturae) o anche autocertificazioni come la Vegan OK che sono altrettanto valide ma molto meno dispendiose (come è scritto proprio sulla loro pagina).

Concludendo, questo mondo delle certificazioni cosmetiche mi ha lasciato l'amaro in bocca. Io sono così ingenua e ogni volta mi illudo che esistano gli unicorni, che gli asini volino e che le persone si comportino in una certa maniera per etica personale. Pensavo che non esistesse un mondo di speculazioni dietro le convinzioni di alcuni, pensavo che non ci fosse bisogno di pagare centinaia di migliaia di euro per rendere il proprio cosmetico Biologico (ma se io in quanto produttore già lo so che è biologico, perché devo sborsare per farmi dire qualcosa che già so?!).
Molte aziende dovrebbero scrivere sui propri siti internet che se non acquisiscono certe certificazioni è solo per una questione economica e perché non vogliono far parte di questo mondo di compra-vendita (frecciatina? e frecciatina sia!).

In fin dei conti, secondo me ovviamente, l'avere il coniglietto saltellante sull'etichetta è solo una questione di soldi. Altro che di etica.
Che poi comunque in qualche maniera quel prodotto viene testato sugli animali.


https://www.facebook.com/ilmondoecobiodiSara

3 commenti:

  1. Ciao! c'è un bel premio per te sul mio blog, complimenti! ^^
    http://uselessbites.altervista.org/

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  2. Articolo molto interessante, che fa riflettere su una questione spesso ignorata, quella delle speculazioni economiche che esistono dietro alle varie certificazioni. Ormai le certificazioni per il cruelty free in ambito cosmetico hanno perso valore, infatti dal 2013 i test sono stati aboliti totalmente sulle materie prime (sul prodotto finito sono stati vietati nel 2004).

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    1. Purtroppo la questione è molto controversa, quello che posso dire è che nel mio piccolo io cerco di avere il minor impatto possibile sul mondo e sull'ambiente. Vorrei tanto trovare delle aziende cosmetiche trasparenti che mi garantissero questo fatto.... spesso si pensa al cruetly free, cosa più che giusta perché un prodotto di bellezza non vale la vita di un essere vivente, ma non si pensa ad esempio all'impatto che hanno le grandi aziende nell'ambiente, dico proprio dal punto di vista dell'inquinamento. A questo nessuno pensa... ma comunque, anche questo discorso merita un bel post a parte secondo me ;)

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